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Il cammino del Popolo Rom verso Occidente

Tra il 250 e il 650 alcune popolazioni dell’India nord-occidentale si spostarono in Persia (l’attuale Iran) molto probabilmente spinte dalla povertà o dalla guerra. In Persia vennero chiamati Dom (una parola indiana che significa “uomo”) da cui deriva il termine Rom. Nella seconda metà del VIII secolo i Rom si spostarono in Armenia, mentre al 1100 risale la prima testimonianza della loro presenza nell’impero bizantino, dove vennero chiamati athingani, dal nome di una antica setta eretica, da cui deriva la parola zingari. Diverse fonti scritte testimoniano la presenza di comunità nomadi di zingari a Gerusalemme nel 1255, a Creta nel 1322, a Corfù nel 1340, a Dubrovnik nel 1362 e in Serbia sin dalla fine del Duecento. In seguito molte famiglie si stabilirono nella città greca di Modone, conosciuta come Piccolo Egitto. Probabilmente da qui deriva la fama dei Rom come egiziani, che ha influenzato l'appellativo "gitani" o "gipsy". La prima apparizione dei Rom in Europa occidentale è attribuita ad un documento del 1417, della città di Hildesheim, nella quale si parla dell'arrivo dei "Tartari dell'Egitto", ai quali fu fatta elemosina "in onore di Dio". Tra il 1417 ed il 1419 gruppi di Rom raggiunsero le città tedesche di Brema, Lipsia ed Amburgo. Nel 1420 sono segnalati in Svizzera, nel 1421 in Francia ad Arras e a Tournai. Attraverso la Francia probabilmente raggiunsero le regioni settentrionali della penisola iberica. Altri nuclei raggiunsero l'Inghilterra tra il 1430 e il 1440, la Scozia nel 1492 e la Svezia nel 1515. La prima cronaca italiana che ci racconta della presenza dei rom è attribuita ad un documento del XV secolo, una cronaca di un anonimo bolognese (la "Historia miscellanea bononiensis"), dove si racconta dell'arrivo a Bologna, nel 1422, di una comunità nomade.
Le cronache che raccontano dell'incontro con queste comunità di "pellegrini" sono però le prime testimonianze dell'insorgere dei pregiudizi nei confronti dei Rom; la lunga storia di questo popolo è infatti segnata da ingiustizie, accuse, persecuzioni ed emarginazioni che i sedentari hanno perpetrato nei loro confronti sin dalla loro prima comparsa in Europa. Dalle prime accuse di antropofagia e stregoneria sino a pregiudizi ancora più gravi in quanto basati su una concezione di “inferiorità congenita”; dalla semplice covinzione che gli zingari siano inferiori in quanto portatori di una cultura di minor pregio, fino alla “teoria della razza” di stampo nazista.
Nel 1492 la Corte spagnola emanò il primo bando di espulsione dei Rom; sei anni dopo un'ordinanza del Sacro romano Impero affermava il principio che chi avesse colpito gli zingari non avrebbe commesso reato. Tra il 1539 e il 1585 i Rom vennero espulsi dalla Francia, dal Regno di Napoli e dallo Stato Pontificio. Nel 1933 in Spagna una Pragmatica vieta ai Rom di vestirsi, parlare, comportarsi in modo diverso dai castigliani, pena la schiavitù.
E’ l’inizio di una politica di assimilazione forzata, che nei secoli successivi si espande a diversi stati europei, e che si traduce inevitabilmente in un genocidio culturale.
Il Novecento è un secolo molto difficile per il popolo Rom. Le leggi tedesche volte alla difesa della purezza della razza ariana si tradussero inevitabilmente in un tentativo di sterminio degli zingari, inizialmente schedati, e in seguito internati nei campi di concentramento, dove morirono, si stima, circa cinquecentomila Rom. Con il " Decreto di stabilizzazione " (1939) si obbligavano gli zingari a non abbandonare mai più il luogo allora occupato e con un decreto del 1940 se ne ordinava la deportazione in Polonia. Il 16 dicembre 1942 fu infine promulgato il " Decreto di Auschwitz ": tutti gli zingari dovevano essere internati senza alcuna considerazione né del grado di purezza razziale (era stato infatti facile dimostrare che, essendo di origine indiana, erano sicuramente ariani), né del paese di provenienza. La storia dei Sinti e dei Rom presenta molti aspetti comuni con la storia del popolo ebraico. Sia gli ebrei che gli zingari hanno vissuto per secoli in Europa senza avere però una loro patria; entrambi sono stati osteggiati dalle leggi razziste del fascismo e del nazismo che ha anche programmato il genocidio dei due popoli. A differenza degli ebrei però, del popolo Rom si è parlato poco e ad essi venne negato ogni risarcimento per le persecuzioni subite. Anche nella sentenza del processo di Norimberga contro i crimini nazisti un solo capitolo si riferisce allo sterminio di sinti e rom.
In Russia nel 1956, Krusciov emanò un decreto che vietava il nomadismo e condannava a cinque anni di lavori forzati che non si fosse adeguato. Provvedimenti simili seguirono nei paesi comunisti.

Il tentativo del regime nazista di sterminare le etnie romanì durante la seconda guerra mondiale và sotto il nome di Porajmos, deciso sulla base delle teorie razziste al pari della più nota Shoah. Il numero di vittime, difficile da definire a causa della poca organizzazione che caratterizza questa popolazione, è difficile da definire. Si stima siano stati uccisi tra i 500 000 ed il milione e mezzo di persone.
L'aspetto peggiore del trattamento riservato ai Rom nei campi, riguarda gli esperimenti scientifici per i queli essi venivano usati come cavie. Rinchiusi in gabbie in condizioni promiscue, venivano sottoposti all'inoculazione di germi e virus per osservarne la reazione, o obbligati a ingerire acqua salata fino alla morte. Le donne più giovani venivano sterilizzate e quelle mature usate per riscaldare i corpi congelati delle cavie.

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